Penta rappresenta il numero 5, che è il simbolo dell’Uomo Universale.
I pitagorici riservavano a questo numero un grande onore per l’assenza di contesa a causa dell’affinità̀ del pari e del dispari.
Penta, rimanda inoltre alla forma geometrica, essendo i 5 lati del Pentagono che rappresenta a sua volta una struttura assai solida e robusta.
Collegando i vertici del Pentagono tramite diagonali si ottiene un Pentagramma che ha al suo Centro nuovamente un Pentagono, riproducibile all’infinito.
Questa possibilità di creare all’infinito una serie di Pentagoni e Pentagrammi inscritti gli uni negli altri, è una dimostrazione matematica dell’Incommensurabilità del lato e della diagonale del Pentagono.

Nel neoplatonismo si diceva che il Pentagramma fosse usato come simbolo o segno di riconoscimento dai Pitagorici, che chiamavano il pentacolo ὑγιεία hugieia, ovvero “salute”. Si narra che spesso venisse usato per farsi riconoscere da avventori o altri presenti, così da trovare aiuto o protezione.
Per la Magia tradizionale, il Pentagramma è un accentratore di potenza, felicità e amore. Esso rende sicuri di sé e sospinge verso la meta migliore, modera e contiene gli istinti dell’uomo amplificandone la genialità: è il simbolo di quell’energia capace di dominare le potenze demoniache e le attrazioni elementari.

QO rappresenta invece l’abbreviazione di quaestio, la sigla dalla quale trae origine il punto interrogativo.
Ma come è stata possibile la trasformazione di questo termine da parola a segno di punteggiatura?
Tutto nasce dalla stesura dei codici medievali. I copisti, che nei monasteri svolgevano questo prezioso lavoro, per segnare che una frase era una domanda, scrivevano a fianco “quaestio”. Copiare un’opera a mano, però, era un processo lungo e laborioso: pertanto, ad un certo punto, “quaestio” venne abbreviato in “qo”, per risparmiare tempo, ma soprattutto spazio. Poi, per limitare ulteriormente gli sprechi, si cominciò a scrivere queste due lettere una sotto l’altra. La velocità della scrittura fece il resto: la “o”, infatti, si mutò in un semplice punto e la “q” divenne leggermente più sinuosa e aperta.
Qo è anche l’abbreviazione di “quasi ovunque” utilizzata in ambito matematico.
In matematica, infatti, il termine quasi ovunque, spesso abbreviato in q.o o a.e, definisce una proprietà che vale in tutti i punti di un insieme, tranne al più in un sottoinsieme di misura nulla. Naturalmente, affinché tale nozione sia ben posta, è necessario che sull’insieme in questione sia definito uno spazio di misura.
Solitamente, le proprietà verificate quasi ovunque, pur essendo meno restrittive di proprietà verificate ovunque, caratterizzano particolari regolarità.

L’incommensurabilità e la varietà dei rischi che incidono sulla sicurezza delle informazioni, richiedono che siano definiti e attuati interventi di carattere organizzativo che rendano sicuri i trattamenti dei dati e che siano adottate altrettante misure di sicurezza in grado di garantire la salute del sistema di riferimento.
Per ridurre i rischi che hanno impatti sulla gestione dei dati, la sicurezza intesa come insieme di politiche e misure deve essere in grado di arrivare quasi ovunque. Questo avviene per mezzo di un importante intervento che deve legare competenze organizzative, normative e tecnologiche.

Pentaqo, opera per rispondere alle esigenze di sicurezza dei propri clienti, offrendo aiuto e protezione nella gestione dei dati, realizzando a tal fine sistemi di gestione solidi e robusti che possano presentare un’assenza di contesa per ogni aspetto di conformità, garantendo, nel contempo, spazi di misura certi che possano dare particolari regolarità ai sistemi di protezioni creati, capaci di replicarsi infinitamente e in armonia nel sistema.
La sicurezza in tal modo genera valore.

 

Team – Information Security Governance&DataProtection